Vi fa paura la morte?

Agli appassionati di tatuaggio non fa paura,anzi. Il teschio è un’icona classica che ricorre in tutti gli stili tattoo ed è un soggetto sempre molto richiesto.

Che cosa simboleggia?

Dire che un teschio è “bello” fa storcere il naso a molte persone, perchè è un simbolo macabro, è la testa di un morto e innegabilmente rappresenta la morte. Tuttavia il lugubre teschio oggi sta cambiando faccia e connotazione culturale: grazie ai tatuaggi, probabilmente. E ora sta perfino diventando un simbolo di “tendenza” adottato dagli stilisti.


Il teschio tattoo

Chi si tatua questo soggetto è attratto dal mistero e dal fascino, seppure macabro, dalla testa di morto. Il teschio tattoo a volte è una sfida, ai luoghi comuni, alla mentalità bigotta, alla società. Altre volte è un rito di passaggio esistenziale e filosofico, perchè il simbolo del teschio rappresenta la transitorietà della vita, l’oscuro e il mistero, il potere magico e il contetto con l’aldilà.


Nel mondo del tatuaggio il teschio è un’icona classica che ricorre in tutti gli stili e spesso assume un volto, una caratterizzazione. I teschi conosciuti come sugar skulls , che si ispirano ai teschi si zucchero della tradizione messicana, sono sempre diversi grazie alle decorazioni e ai simboli che ricoprono il cranio. Ma in un teschio ci può essre anche il temperamento e il carattere di chi se lo tatua. Per esempio il teschio del pirata è perfetto per chi ama l’avventura e si sente ribelle, il teschietto in stile cartoon per chi ama l’ironia e ha il cuore tenero.


Il culto della testa

Il teschio è un’immagine ricorrente in molte culture e il fascino che esercita nell’immaginario umano affonda le radici nella tradizione culturale e mistica dei popoli.


Per l’Europa una tradizione collegata al teschio arriva dall’alchimia, l’antica scienza esoterica che molti considerano la madre della moderna chimica.


Tutti conoscono il Jolly Roger, il celebre simbolo dei pirati. Jolly Roger è il nome della bandiera nera con il teschio che sovrasta le due tibie incrociate, nella versione classica, oppure due spade o ancora, due vecchie pistole. Oggi con questo nome si intende anche il teschio disegnato in un’ambientazione piratesca e arricchito da dettagli in tema come la benda nera sull’occhio, il cappellaccio a teste larghe o la bandana alla “Pirati dei Caraibi”.


La mappa sul teschio

Per molte culture tribali il cranio è sede del comando supremo e della divinità. Il teschio umano protegge (e al tempo stesso rappresenta) la testa, con le sue funzioni e le sue virtù. Sappiamo che la testa contiene il cervello, dove risiede l’intelligenza, ma contiene anche la coscienza ed è la sede del terzo occhio, simbolo di veggenza.


Nella tradizione indiana si parla dei chakra, i centri energetici del corpo umano. Dal settimo chakra, il più elevato, la coscienza si apre ed entra in contatto con la Conoscienza Divina. Il punto esatto per individuarlo? Come su una mappa, è segnato sul teschio umano: si trova nel punto di unione tra l’osso frontale e parieterale del cranio.


I cacciatori di teste

I cacciatori di teste sono presenti in molte culture storiche, su tutti i continenti. Tagliare la testa al nemico ucciso in battaglia e conservarne il cranio come oggetto culturale è una tradizione che ha perdurato nei tempi. Fra gli antenati degli Europei, celebri cacciatori di teste furono i Celti e gli Sciti. Gli Sciti bevevano nel cranio dei nemici. I Celti tagliavano le teste ai nemici e le conservavano come trofei: le inchiodavano sulle loro case e imbalsamavano le teste dei nemici più importanti.


Il teschio e la vita eterna

Il teschio è un simbolo di morte ma anche di resurrezione. Ci ricorda che la vita sulla terra è transitoria: “ricordati che devi morire” ripetevano i monaci trappisti, un motto ripreso anche nel tatuaggio e immancabilmente corredato al teschio. La vita in sè, però, è immortale. Il teschio è l’anello di congiunzione tra una forma di energia che c’era e che non è più presente nel corpo come nel cranio, però questa energia, la vita, la coscienza, non scompare nel nulla. Ma allora, dove è andata? L’energia ha cambiato forma, si è liberata.